(Non) Capire quello che succede
Che pretendere di capire il senso di ciò che succede fosse un’impresa vana lo avevo capito già da tempo.
Tutta la scienza può spiegare il come. Il perché invece è tutto un altro paio di maniche. E comunque alla fine si finisce in due enormità (cioè infinità) che non siamo in grado di padroneggiare:
- o si va a finire nella regressione infinita delle cause dirette, una prima dell’altra senza mai arrivare a un termine ultimo (anzi, primo)
- o si deve postulare il termine primo (un Principio ultimo, tanto per continuare a giocare con gli ossimori) che spiega tutto senza per questo svelarci nulla di preciso.
Il Principio ultimo può essere Dio, per chi ha fede. Potrebbe anche essere il Fato/destino, la sorte/sfiga, o anche 42 per i diversamente credenti. A te indovinare quale ipotesi mi sia più congeniale.
Fatto sta che chiunque non si imbamboli nella via della regressione infinita (credo nessuno sano di mente) si arrende – e appende – a un qualche Principio ultimo, anche se non vuole ammetterlo.
Visto che però anche da questa via non otteniamo una spiegazione convincente e soddisfacente perché la nostra razionalità esigente si metta l’anima in pace ( 😀 ), il risultato è che l’unica cosa saggia per vivere sereni è accettare il fatto che non possiamo capire il senso di tutto quello che succede.
Fin qui credo di aver consolidato le basi di quanto asserito in partenza.
… e quello che NON succede
Ciò che sto apprendendo con mio sgomentevole compiacimento è l’altra faccia della medaglia: che non possiamo capire neanche il senso di quello che NON succede. A te può sembrare un’ovvietà (o “fregnaccia” per dirla con Carletto), ma a me no. Proprio per niente. Perché mi stava pesando tantissimo l’arrovellarmi a cercar di capire perché tante cose non succedono.
Ti spiego. Ti capita una disgrazia* (non a te te, ma al Te generico ipotetico). È brutto, triste, doloroso, ma se non stai proprio indietro indietro nella tua esperienza della vita, a un certo punto capisci che quella è la tua battaglia, la tua croce, la tua via attraverso cui passare.
Puoi credere che sia, nonostante tutto, la tua via verso la vera felicità. Oppure puoi vederci soltanto la traccia d’un destino beffardo. In ogni caso arrivi ad accettarla per quello che è: un fatto incontrovertibile. È successo, c’è. È così. Negarlo sarebbe utile tanto quanto dare craniate al muro. Quindi presto o tardi capisci che quel fatto che ti segna è un pezzo della tua vita, contribuisce a disegnarla, fa parte dei tuoi “pezzi” per assemblare al meglio ciò che ancora puoi costruire. Ti definisce, e sta a te decidere se lo farà sfregiandoti o scolpendoti fino a lasciar fuori l’opera d’arte.
Altro discorso è quando le cose non succedono. Chiaramente arrivi a rifletterci quando le cose che non succedono non sono una o due, ma un po’. Un insieme di cose che normalmente permettono a una persona di definirsi, di identificarsi, di capire da che parte va la sua vita (anche se è una direzione diversa da quella che si desidera) – ma se non succedono, invece, ti senti indefinito, ignoto a te stesso, fermo.
E non hai neanche un fatto, un evento, una persona con cui prendertela, perché nulla è successo. Sei bloccato in una condizione snervante in cui senti di avere energie da spendere, da mettere in gioco per fare cose importanti. Però stai come Tantalo: appena allunghi un passo verso un obiettivo, eccolo che ti sfugge lontano. E con pazienza ti rassetti, ti prepari verso qualcos’altro con ancora più attenzione e preparazione (fosse mai che la volta precedente hai dimenticato di mettere in conto qualche elemento). Ma poi anche questa nuova prospettiva che hai cominciato a carezzare ti sguiscia via senza una ragione. Semplicemente le condizioni si assestano in maniera che tu non possa andare neanche per questa via.
La taratura
Qui che puoi fare? Forse ti deprimi. Ma è uno spreco di tempo. Se alimenti il tuo spirito di cibo buono, invece, arrivi finalmente a capire quello che dicevo prima: è vano cercare di capire il senso di quello che NON succede.
Credo che questo rasenti il chiusino del bagno d’umiltà. Tutto il desiderio, le spinte interiori dal profondo dell’anima e dalla più cruda natura umana, di darti una forma e costruire la tua vita annaspano senza riuscire a scaricare da nessuna parte le loro energie.
È qui che finalmente comprendi che senza un Altro non puoi fare nulla. Qui ti resetti veramente: tari il tuo zero e capisci che qualsiasi crescita può essere soltanto un riempimento da fuori. Dal tuo zero finalmente puoi vedere da che parte cresci.
* Di solito sono le cose negative che fanno sorgere le domande sul senso. Finché va tutto bene, chi ci pensa?